Palancole laminate a caldo o a freddo?

Note tecniche sulle differenze tra le due tecnologie di formatura

ALCUNI ARGOMENTI A SUPPORTO DELL’INESISTENZA DI PROVE SCIENTIFICHE CHE DIMOSTRINO LA SUPERIORITÀ TECNICA DELLE PALANCOLE LAMINATE A CALDO RISPETTO A QUELLE FORMATE A FREDDO

1 – Da una estesa ricerca bibliografica non è risultata alcune pubblicazione scientifica o dato empirico, neppure dai produttori di palancole a caldo, di una differenza tecnica tra i due tipi di tecnologie per produrre quello che di fatto è un unico prodotto.

2 – Si ricorda che l’esecuzione dei palancolati in Europa è regolata dalla normativa armonizzata EN 12063/99, preparata e approvata dal CEN (European Committee for Standardization) il 9 Gennaio del 1999, al fine di stabilire i requisiti, le raccomandazioni e le informazioni riguardanti l’esecuzione di palancolati.
La stessa Norma indica indifferentemente valide palancole laminate a caldo e formate a freddo e prodotte rispettivamente secondo EN 10248 e EN 10249.
Nell’intera Norma non vi è traccia alcuna di limitazioni di usi e applicazioni per le palancole formate a freddo rispetto a quelle laminate a caldo.

3 – Sui manuali di ingegneria geotecnica più autorevoli (come il “Geotechnical Engineering Handbook, Elements and Structures” a cura di Ulrich Smoltczyk) vengono indicati metodi di calcolo e verifica di palancolati validi indifferentemente per palancole laminate a caldo o formate a freddo.

4 – Ancora, nell’ultima edizione di “Recommendations of the Committee for Waterfront Structures:
Harbours and Waterways (EAU 2004)” di John Wiley & Sons 09/01/2012 – 660 pagine,
al paragrafo 8.1.7 si fa riferimento ai criteri di accettazione della palancole se queste ultime sono prodotte e certificate secondo EN 10248 o secondo EN 10249, senza fare differenza alcuna.
Le raccomandazioni di cui sopra rappresentano una fonte europea autorevole e riconosciuta (ecco una referenza):
Since 1949 the “Committee for Waterfront Structures” has operated on honorary base as a committee of the Society for Harbour Engineering (HTG), Hamburg, and since 1951 also as working group of the German Society for Geotechnics (DGGT), Essen. Its full designation reads “Committee for Simplification an Standardization of Calculation and Construction of Waterfront Structures”, which also outlines its goals. Following on from the previous joint publications, this new edition of EAU 2004 contains the safety concept with partial safety factors in accordance with the Eurocodes or the European prestandards as well as with the new edition of the corresponding German standard, partially differing on account of practice experiences. The recommendations continue to satisfy the requirements for international acknowledgement and application with regard to planning, design tendering, the awarding of contracts, building and building 

supervision. Further, the inspection and accounting procedures for harbour and waterway constructions are given from uniform points of view.

5 – Esistono alcuni siti americani dove alcuni esperti di palancole lamentano quanto segue: http://www.pilingandequipment.com “Cold formed piling would probably be out-selling hot rolled in the United States, if it were not for the bureaucracy of the US Army Corp of Engineers. Without publishing any empirical data, but rather relying on anecdotal data, the Corp of Engineers has been resistant to make design considerations that include cold formed for many projects. In spite of this situation, contractors in North America are increasingly asking for and preferring to use cold formed for the many varied permanent or temporary steel sheet pile projects they are installing”

In pratica si lamenta il fatto che l’Albo degli Ingegneri tende al permanere di uno status-quo dove le palancole a freddo sono considerate il fratello povero di quelle a caldo. Si legge che gli argomenti a supporto di tale tesi sono inesistenti e basati su ANEDDOTI invece che su dati empirici. La prova di quanto viene affermato è la non esistenza di una pubblicazione o dato empirico che metta seriamente a confronto i due prodotti e che dimostri l’esistenza di differenze sostanziali.

6 – Gli stessi detrattori delle palancole formate a freddo (sempre senza fornire dati scientifici) stabiliscono che a parte una differenza nella forma dei gargami, non esistono altre differenze tecniche. Nel “Sheet Piling from Canada: Determination of the Commission in Investigation” – United States International Trade Commission, viene riportato che … ” … The hot-rolled joints can hold back sand and water, whereas the cold-formed joints cannot produce a form-fitting lock. The other properties of the sheet piling are generally the same“.

In altre parole la forma dei gargami (gli interlocks o joints) delle palancole laminate a caldo, fornirebbe migliori caratteristiche di impermeabilizzazione. Questo fatto in alcuni casi non è applicabile in quanto l’impermeabilizzazione viene garantita da altri sistemi (telo impermeabile). Negli altri casi vanno comunque utilizzati dei sigillanti il cui effetto finale è il medesimo per tutti i tipi di connettori.

7 – Su qualche sito che pubblicizza le palancole a caldo ho trovato che i gargami di queste ultime (caratterizzati da forme più complicate di quelli formati a freddo) permetterebbero un migior mantenimento della rettilineità nelle fasi di installazione. Se ciò fosse vero non sarebbe comunque un difetto intrinseco del materiale e della tecnologia utilizzata per produrlo, ma piuttosto una maggiore o minore difficoltà per chi le posa in opera.

8 – Gli studi sull’influenza della lavorazione a freddo degli acciai sul comportamento e le caratteristiche meccaniche del prodotto finito (duttilità, rottura a fatica, saldabilità, modulo elastico, etc.) sono state portate avanti in particolar modo negli anni ’80 e ’90 del XX secolo (v. studi di Dhall, Winter ed Errera della Cornell Univeristy). E’ sulla base anche di questi studi che sono state elaborate Normative armonizzate come la EN 10025 che si prende cura, tra l’altro, di specificare che gli acciai destinati ad essere ridotti in sezioni da formatura a freddo, devono essere di tipologie particolari e denominati con particolari sigle (“C” di “Cold” (freddo) finale nelle sigle dei gradi acciaio) (v. anche EN 10249 che prescrive i gradi S235JRC, S275JRC ed S355JOC).
La EN 10025 si preoccupa, inoltre, di definire i raggi di curvatura minimi per la successiva formatura a freddo, evidentemente per salvaguardare le performance sul prodotto finito.

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